12 MAGGIO 2015

Precari, valutazione, contratto: tre ragioni serissime per continuare la protesta

INCONTRO A PALAZZO CHIGI | DAL GOVERNO NESSUN IMPEGNO

Motivi importanti che incidono sulla qualità della scuola. Continuano le iniziative di protesta che potranno riguardare anche il periodo degli scrutini.

 

Precari, valutazione, contratto: tre ragioni serissime che sono alla base della protesta del mondo della scuola – rimette subito la bussola verso il testo del provvedimento il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, al termine della riunione di oggi pomeriggio a Palazzo Chigi.

Sulla questione del precariato, il testo del ddl non offre una soluzione complessiva. Il precariato resta. Bisogna dare una risposta complessiva – aggiunge Di Menna – che dia certezza in un tempo definito.
Va previsto un piano pluriennale che consenta di immettere in ruolo il personale precario.
Nel testo è ancora confermato l’albo con la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici.

Sulla valutazione, siamo alla scuola al contrario: in nessun Paese europeo gli studenti intervengono sugli stipendi dei professori. Inverosimile.  Si continua ad eludere il fatto che la valutazione, in materia didattica, richiede competenze professionali e tecniche specifiche.

Sul contratto, non viene fatto alcun riferimento alle tutele contrattuali. Il personale della scuola si troverebbe nella condizione di essere l’unico senza contratto.

Tutti motivi importanti, seri, che incidono sulla qualità della scuola.
Dal Governo, oltre ad una generica disponibilità all’ascolto, non è giunto nessun impegno, ma la conferma che potranno esserci emendamenti fino alla fine dell’iter parlamentare. Continua la mobilitazione.

All’incontro, nella sala verde di Palazzo Chigi, per la Uil e la Uil Scuola hanno preso parte Carmelo Barbagallo e Massimo Di Menna. Presenti i segretari confederali e di categoria e una serie di associazioni professionali.  Per l’esecutivo erano presenti i ministri Giannini, Boschi, Del Rio e Madia, il sottosegretario De Vincenzi e il segretario generale di Palazzo Chigi, Aquilanti.