PUNTARE SULL’ISTRUZIONE PER MIGLIORARE I TASSI DI CRESCITA
ECCO COME GLI INDICATORI INTERNAZIONALI FOTOGRAFANO IL NOSTRO SISTEMA DI ISTRUZIONE
Per lo sviluppo e la competitività del nostro paese, della stessa Europa, occorre un forte impegno per l’innovazione e per investimenti in capitale umano e in istruzione.
Va dato rapidamente al paese un nuovo governo che, per una politica di rigore, di equità e di sviluppo, tragga forza da un grande sforzo di coesione politica e sociale.Nei paesi in cui è stato deciso di puntare sull’education si sono registrati i migliori tassi di crescita.
Il deficit di valore attribuito nel nostro paese alla scuola e alla cultura è dimostrato da tanti indicatori – ha detto Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, nel corso del suo intervento al convegno Ue-Confindustria su “Formazione, competenze e competitività delle imprese”, facendo una sintesi dei dati forniti recentemente dall’Ocse nel suo rapporto ‘Regard sur l’éducation 2011’.
Gli indicatori che sintetizzano meglio tale situazione sono:
- Gli individui tra i 55 e i 64 anni con titolo d’istruzione terziaria guadagnano molto di più rispetto agli individui tra i 25 e i 64 anni con livello simile di istruzione. In Italia il differenziale tra i due gruppi è pari al 46%. La media dell’area OCSE è del 13%
- In Italia solo il 79% degli adulti con istruzione terziaria ha un impiego, mentre la media OCSE è dell’84%
- Rispetto all’incidenza del titolo di studio: un datore di lavoro può prevedere di pagare circa il 50% (media OCSE)in più all’anno per un laureato con esperienza rispetto a un giovane appena laureato. In Italia, i datori di lavoro pagano almeno il 120% in più per un lavoratore con esperienza e titolo d’istruzione terziaria.
- In Italia, le donne con titolo d’istruzione terziaria guadagnano il 65%, o ancora meno, di quanto guadagnano gli uomini con pari grado d’istruzione. la media OCSE è del 72%.
- Nel 2008, l’Italia ha speso il 4,8% del PIL per l’istruzione, ovvero 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale OCSE del 6,1%.
- L’analisi del Pil mostra un indicatore che deve far riflettere: gli investimenti privati nell’istruzione sono piuttosto limitati. L’8,6% della spesa totale destinata agli istituti d’istruzione in Italia proviene da fonti private, quasi la metà della media OCSE (16,5%).
- In Italia la spesa sostenuta per studente nei cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è aumentata del 6%. La media OCSE fa registrare un + 34%
- Nei Paesi OCSE, tra il 2000 e il 2009, gli stipendi degli insegnanti sono aumentati in media del 7%, in termini reali, in Italia diminuiti (-1%).
Una fotografia del genere impone un rapido cambio di marcia. Indichiamo tre obiettivi:
- Qualificare la spesa pubblica e spostare risorse, prendendole da sprechi e privilegi improduttivi, a sostegno dell’istruzione.
- Puntare non soltanto ai livelli di istruzione ma alla qualità dell’istruzione.
- Valorizzare la professione docente dovrà essere uno dei punti dell’agenda politica italiana: il lavoro degli insegnanti è il valore aggiunto della scuola.
Vanno fatte, inoltre, riforme che non costano, ha detto Di Menna in conclusione del suo intervento:
- La riforma della governance: con la riforma degli organi collegiali ferma al 1974.
- La sburocratizzazione del sistema istruzione: togliendo l’accavallarsi di burocrazia e procedure che appesantiscono il lavoro degli insegnanti,l’utilizzo flessibile delle risorse,la possibilità di rapidi interscambi tra scuola,mondo del lavoro e territorio
- La costituzione di reti di scuole
- Occorre sviluppare modelli, che vanno monitorati e potenziati, come quelli degli istituti tecnici superiori, che collegano istruzione, enti e privati per rispondere alle esigenze di figure altamente specializzate per il mercato del lavoro. Quest’anno sono partiti,con la copertura del 70% dei posti,determinando,per la prima volta, un percorso di istruzione tecnica post-secondaria alternativa al percorso universitario.
Per favorire l’integrazione tra scuola-formazione-lavoro vanno realizzati i poli formativi già previsti ma ancora di difficile attuazione.
Sulle cose da fare ci aiutano le due semplici domande sul capitale umano poste dalla Commissione Europea:
“Quali caratteristiche avrà il programma di ristrutturazione delle singole scuole che hanno ottenuto risultati insoddisfacenti ai test INVALSI?”
“Come intende il governo valorizzare il ruolo degli insegnanti nelle singole scuole? Quale tipo di incentivo il Governo intende varare?”
Si può sintetizzare in un approccio di semplice buonsenso, come passare dalle parole ai fatti!
Le forze politiche sono chiamate a qualificare la loro azione, rinunciando al vecchio vizio dello scarico di responsabilità, attuando una competizione sulla qualità delle soluzioni che devono avere caratteristica di concretezza con la necessaria gradualità e la certezza dei risultati.
Si tratta di una sfida per la modernizzazione che la UIL sostiene da sempre nella consapevolezza che la qualità del nostro sistema di istruzione passa attraverso il necessario riconoscimento dell’impegno e del lavoro dei tanti insegnanti che si dedicano con competenza e passione alla crescita dei propri studenti.